Imu, è arrivata la nuova semplificazione: addio a 250mila aliquote e benvenuta una griglia unica nazionale con 128 parametri.
Dopo anni di attese e promesse, il sistema fiscale italiano si appresta a vivere una significativa rivoluzione con la semplificazione dell’Imu.
Questo cambiamento, atteso dal 2019, punta a ridurre drasticamente la complessità della tassa, limitando a soli 128 i casi in cui i Comuni possono differenziare le aliquote locali.
Una svolta che segna la fine di un’era caratterizzata da una molteplicità di aliquote – ben 250mila – che rendevano il sistema fiscale italiano uno dei più complessi in Europa.
L’evoluzione dell’Imu in Italia: ecco la nuova semplificazione
L’Imu è nata nel 2012, in un periodo di grande turbolenza economica per l’Italia, con l’obiettivo di stabilizzare i conti pubblici.
Tuttavia, come riportato da 24plus.ilsole24ore.com, la sua introduzione ha portato a una sovrapposizione di norme e regolamenti che hanno creato un sistema altamente frammentato.
Ogni Comune aveva la possibilità di fissare diverse aliquote, portando a una situazione caotica. In cui le variabili locali superavano il numero impressionante di 248.832 combinazioni di aliquote e 32.618 detrazioni, come calcolato da Assosoftware nel 2019.
La promessa di semplificazione, fatta per la prima volta nel 2019 durante il governo Conte-2, prevedeva la creazione di una griglia unica nazionale di parametri. Che ogni Comune avrebbe dovuto seguire nella determinazione delle aliquote.
Dopo cinque anni di attese e rinvii, il decreto attuativo del ministero dell’Economia è finalmente stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ponendo fine a un lungo iter di gestazione.
Le nuove sfide e regole per i Comuni
Con l’introduzione del nuovo sistema, i Comuni italiani si trovano ora di fronte a una sfida complessa: rivedere rapidamente le proprie delibere sull’Imu entro il 2024.
Se non lo faranno, rischiano di veder applicate automaticamente le aliquote standard, senza possibilità di differenziazioni locali.
Questo potrebbe portare a una perdita complessiva di circa 4,2 miliardi di euro, mettendo in grave difficoltà i bilanci comunali.
La semplificazione introduce nuovi criteri di differenziazione, che si limitano a 128 casi specifici. Per esempio, per le abitazioni di lusso, l’IMU non potrà essere differenziata.
Mentre per i fabbricati rurali strumentali e altri immobili ad uso speciale, come quelli di categoria catastale D, sono previste riduzioni dell’aliquota in base a parametri come la superficie o la rendita catastale. Questo è solo la prima delle nuove casistiche.